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Faustino Bocchi (attr.) (Italia, 1659 - Italia, 1741)
Faustino Bocchi e bottega, Brescia 1659 - 1741
Ballo di Nozze
Gallo e Pappagallo (Marina)
coppia di oli su tela, cm. 97x129 (lievi cadute di colore)
Per il Ballo di Nozze, del tutto simile al nostro, si veda: M.Olivari, Faustino Bocchi e l’arte di figurar pigmei 1659-1741, Milano, 1990, p. 98, n. A 67 (come La Vendemmia)
La professoressa Mariolina Olivari, a cui va il nostro ringraziamento, esaminando il pendant su fotografia, scrive: “ La tela raffigurante Il Ballo di Nozze mi pare senz’altro autografa di Bocchi. Ho invece dei dubbi sulla Marina (Gallo e Pappagallo) dove ci sono delle diversità. E’ senz’altro intervenuta una mano diversa, forse della bottega o di un imitatore.”
Faustino Bocchi è noto soprattutto per le sue vivaci rappresentazioni di nani, raffigurati in scene quotidiane e festose, spesso vestiti con abiti sontuosi e simili agli abitanti delle città del suo tempo. Questi personaggi sono protagonisti di giochi, cerimonie, matrimoni e persino di improbabili battaglie contro animali come granchi o cicogne, ambientate in paesaggi surreali. Le scene di caccia, in particolare, assumono un tono grottesco per via delle dimensioni esagerate delle creature inseguite. A differenza dei tradizionali dipinti di genere, Bocchi preferisce ambientazioni fantastiche e stravaganti piuttosto che reali e quotidiane.
Quando si ispira alla vita di tutti i giorni, le sue opere ricordano il teatro comico dell’epoca, senza intenti morali o religiosi. Il suo stile umoristico, che lo rese celebre, si riflette in piccoli dipinti decorativi pensati per divertire e abbellire le eleganti dimore nobiliari del Settecento, sia in città che in campagna. Queste opere, frivole e giocose, offrono anche uno spaccato significativo del gusto artistico del tempo.
Probabilmente allievo del pittore fiammingo Angiolo Everardi, Bocchi si dedicò non solo alla pittura comica, ma anche a soggetti botanici, animali e scene di battaglia. Dal suo maestro assimilò lo stile fiammingo, che dominava la scena artistica bresciana tra Seicento e Settecento, al punto da far considerare Brescia un centro dell’arte italo-fiamminga. Tranne un possibile viaggio a Firenze, visse e lavorò sempre a Brescia, dove col tempo abbandonò le tonalità cupe tipiche della tradizione fiamminga per adottare uno stile più luminoso e pastorale, in linea con il gusto lombardo del XVIII secolo.
Gallo e Pappagallo (Marina)
coppia di oli su tela, cm. 97x129 (lievi cadute di colore)
Per il Ballo di Nozze, del tutto simile al nostro, si veda: M.Olivari, Faustino Bocchi e l’arte di figurar pigmei 1659-1741, Milano, 1990, p. 98, n. A 67 (come La Vendemmia)
La professoressa Mariolina Olivari, a cui va il nostro ringraziamento, esaminando il pendant su fotografia, scrive: “ La tela raffigurante Il Ballo di Nozze mi pare senz’altro autografa di Bocchi. Ho invece dei dubbi sulla Marina (Gallo e Pappagallo) dove ci sono delle diversità. E’ senz’altro intervenuta una mano diversa, forse della bottega o di un imitatore.”
Faustino Bocchi è noto soprattutto per le sue vivaci rappresentazioni di nani, raffigurati in scene quotidiane e festose, spesso vestiti con abiti sontuosi e simili agli abitanti delle città del suo tempo. Questi personaggi sono protagonisti di giochi, cerimonie, matrimoni e persino di improbabili battaglie contro animali come granchi o cicogne, ambientate in paesaggi surreali. Le scene di caccia, in particolare, assumono un tono grottesco per via delle dimensioni esagerate delle creature inseguite. A differenza dei tradizionali dipinti di genere, Bocchi preferisce ambientazioni fantastiche e stravaganti piuttosto che reali e quotidiane.
Quando si ispira alla vita di tutti i giorni, le sue opere ricordano il teatro comico dell’epoca, senza intenti morali o religiosi. Il suo stile umoristico, che lo rese celebre, si riflette in piccoli dipinti decorativi pensati per divertire e abbellire le eleganti dimore nobiliari del Settecento, sia in città che in campagna. Queste opere, frivole e giocose, offrono anche uno spaccato significativo del gusto artistico del tempo.
Probabilmente allievo del pittore fiammingo Angiolo Everardi, Bocchi si dedicò non solo alla pittura comica, ma anche a soggetti botanici, animali e scene di battaglia. Dal suo maestro assimilò lo stile fiammingo, che dominava la scena artistica bresciana tra Seicento e Settecento, al punto da far considerare Brescia un centro dell’arte italo-fiamminga. Tranne un possibile viaggio a Firenze, visse e lavorò sempre a Brescia, dove col tempo abbandonò le tonalità cupe tipiche della tradizione fiamminga per adottare uno stile più luminoso e pastorale, in linea con il gusto lombardo del XVIII secolo.